Abu Dhabi

ABU DHABI E IL TURISMO CULTURALE: LE PREMESSE E LA MOSCHEA DI ZAYED A FIANCO DI INCREDIBILI NOVITÀ

Ma più che su qualsiasi altra tipologia di turismo Abu Dhabi ha puntato sul turismo culturale ed in particolar modo sull’arte. Una scelta alquanto inusuale per la penisola arabica. Non perché a queste terre manchino i beni culturale, né tanto meno la ricchezza culturale, ma perché secondo i dettami locali l’arte ha (più che altro aveva) un significato e una “materializzazione” assai diversa da quella occidentale. È pur vero che quando si parla di arte andrebbe fatta sempre una premessa su ciò che significa “arte” in quel determinato contesto geografico-culturale di cui si sta parlando (vedasi anche la parte relativa a Dubai e più che altro la parte relativa all’UNESCO). Eppure è al mondo occidentale che si rivolgono in particolar modo le nuove offerte museali della capitale degli EAU.

PREMESSA

Facciamo una rapida premessa che riecheggia superficialmente la parte relativa riguardante l’UNESCO (relativa alla differente concezione di arte nell’occidente cristiano con quella dell’oriente islamico). Nel mondo arabo-islamico e poi in tutto il resto del mondo convertitosi all’Islam la rappresentazione divina è vietata. La perfezione di Dio non è rappresentabile. Ogni sua rappresentazione farebbe un torto alla sua perfezione e per questo è vietata. Sarebbe una blasfemia. Un po’ si tratta della stessa variante (e quindi stesse premesse) del periodo iconoclasta dell’impero d’oriente o altrimenti detto impero bizantino. Che infatti tanto si scontrò con l’occidente europeo. Nell’Europa occidentale infatti la logica era diversa. Anche qua Dio è perfetto e per prenderne atto basta prendere in esame tutta la metafisica medievale e non troveremo voci discordanti riguardo a tale premessa, ovviamente. Vi ricordo che la Genesi è riconosciuta sia in ambito cristiano che islamico, vi ricordo che Gesù è riconosciuto come profeta dall’Islam (chiamato Isa o Issa o Essa, dipende dalle trascrizioni) e vi ricorderei tante altre similitudini che ci ricordano (!!) la comune genesi delle due attuali più diffuse religioni monoteistiche al mondo. Dio, quindi, è perfetto. Ma in Occidente ciò non ha generato il senso del peccato nel tentare di rappresentarlo. I motivi, ammesso e no concesso che siamo in grado di indagarli, sono molteplici. Di sicuro hanno giocato un ruolo importante i differenti sostrati culturali su cui il cristianesimo si era installato; di sicuro l’arte classica era fortemente radicata nella cultura popolare e la rappresentazione del “bello” veniva vista non tanto come rappresentazione del reale ma come un’elevazione spirituale (detto sinteticamente e con parole mie ovvero di un non-esperto. D’altronde ciò è indagabile e indagato da quella branchia della filosofia denominata “Estetica”). In questo ambito il rappresentare il bello aveva anche una funzione di elevazione morale. Questo rimane una caratteristica notevole del mondo occidentale medievale anche nel periodo “buio”. Almeno così si tratteggia il Medioevo a partire dall’Illuminismo, anche se il periodo “buio della ragione” non è stato tanto il Medioevo, piuttosto lo è stato paradossalmente il successivo periodo post-rinascimentale. Quando invece forse il periodo “buio” ha coinciso proprio con l’esplosione dell’arte rinascimentale post-umanesimo. È in questo periodo infatti che partono processi non stop per stregonerie e altre questioni solitamente attribuite al Medioevo, ma che in realtà durante il Medioevo erano processi abbastanza (se non molto) contenuti dalla stessa Chiesa che cercava di limitare queste credenze popolari di derivazione “pagana” che poi invece si installarono proprio in essa (nella medesima Chiesa). D’altronde è proprio in questo periodo che nasce l’istituto dell’Inquisizione, non nel Medioevo. È qui, nel ‘500 che si inizia a cercare con ostinata determinazione (spesso ottusa ostinazione) varie “manifestazioni demoniache” come streghe, amanti del demonio e quant’altro. Molto spesso donne anziché uomini come si conviene a società che basando la loro economia sull’agricoltura sono tendenzialmente di “matrice” maschilista (per motivi economici che nel corso degli anni si sono sedimentati nel creare questa “tendenza”).

Insomma per tornare alla nostra problematica, nel Medioevo in Europa Dio veniva considerato perfetto (come oggi d’altronde lo è per chi è credente), ma a fianco di ciò si pensava che con il rappresentarlo quanto più “bello” possibile ( l’estetica in questi casi è inscindibile dall’etica e dalla morale) è vero che non lo si sarebbe rappresnetato (Dio) nella sua vera essenza, cosa impossibile, ma attarverso la contemplazione di quel tentativo di realizzare il “bello”, e attraverso il cercare la sua “realizzazione/manifestazione”, ci si elevava spiritualmente e moralmente. Ci si elevava spiritualmente e moralmente attraverso la sua contemplazione. (La logica era che seppur la perfezione divina non è rappresentabile, il perseguire una sua rappresentazione sarebbe stato come uno strumento per avvicinarla. La contemplazione del bello, e lo stesso tentativo di realizzarlo, sarebbe stato uno strumento di avvicinamento a Dio e di elevazione morale. In certo qual modo ci si sarebbe come avvicinati a Dio. Capite quindi che le due logiche (cristiana e islamica; ma potrei dire anche cristiana canonica e cristiana iconoclasta) portavano a delle “concretizzazioni” piuttosto differenti. Una differenza tangibile che è riscontrabile ancora oggi nei luoghi di culto di queste due religioni che (ricordiamolo ancora) partivano da una comune origine. Questo è infatti ciò che sta alla base alla base di ciò che materialmente troviamo in una moschea (ovvero elementi geometrici decorativi, scritte riguardanti Dio e il corano ma non rappresentazioni umane o di animali) e di ciò che troviamo in una chiesa (affreschi con le più variegate rappresentazioni divine tratte dai vangeli o dalla bibbia). In questo caso, ovvero nelle rappresentazioni artistiche (ricordate la definizione etimologica di “arte”!) le due religioni avevano e hanno due ottiche/prospettive assai differenti. E difficilmente conciliabili.

In questa parte di mondo fortemente permeata dalla religione islamica, l’emirato di Abu Dhabi ha cercato di conciliare prospettiv artistiche assai eterogenee e di mostrarle all’interno di nuovi mirabili complessi museali. Non solo il problema della rappresentazione divina, ma anche per esempio altre questioni che suscitavano più o meno sdegno popolare e che toccavano quindi la sensibilità dei fedeli islamici. All’opposto dell’arte occidentale non troverete nudi nell’arte islamica. Nel mondo occidentale il nudo nell’arte non ha nulla di volgare e di offensivo. In tutto e per tutto in ciò vi si scorge una netta continuità con l’arte classica. Ma ciò non vale nel mondo islamico e di conseguenza per l’arte islamica. A questo poi aggiungete le difficoltà pratiche di conservare dipinti su tele in un contesto ambientale come quello della penisola arabica e del deserto arabico. Con temperature che superano i 45°C. Insomma gli ostacoli culturali (ma anche quelli fisici) erano notevoli all’apertura di musei che dovevano racchiudere anche opere d’arte diverse da quelle ammesse nel mondo islamico (non solo ovviamente dell’arte europea occidentale ma su questa ora ci focalizziamo proprio perché questi musei avevano come richiamo fondamentale proprio il mondo occidentale).

Come mai quindi proprio ad Abu Dhabi si è arrivati alla proposizione di musei che espongono opere d’arte che solo qualche decennio prima avrebbero soltanto gratuitamente urtato la sensibilità del mondo islamico? (rimandare ad articoli che parlano della visita di Komenei in Italia sotto governo Renzi … e là siamo in un contesto persiano-islamico). Credo che ciò sia come sempre riconducibile a più fattori. Ve ne elenco velocemente alcuni. Una città sulla costa è solitamente una città aperta agli influssi culturali per ovvi motivi legati ai commerci. Avvantaggiare i commerci significa dar libertà ai vari mercanti di poter accedere liberamente e con minori restrizioni possibili. Ciò è funzionale ai commerci e quindi al proliferare della città medesima. In funzione di ciò ricordatevi (tanto per non cambiare ambito culturale) che nella città della Mecca, Maometto era stato scacciato proprio perché professando che vi era un solo Dio e che non erano ammissibili altri dei ciò entrava in contrasto con la libertà di culto che una città all’epoca importante per i commerci come la Mecca doveva mantenere. Una città aperta al mare deve essere più aperta di ambiti di entroterra. Inoltre una capitale politica, per forza di cose deve essere più aperta per interagire con il resto del mondo così come il suo status imporrebbe (ricordate che non a caso la capitale dell’Arabia Saudita è Riyad e non la Mecca). Nel caso dgli EAU e della sua capitale nello specifico, questa volontà di apertura forse è anche incentivata dal fatto che la sua economia è stata sospinta soprattutto dall’Occidente. E tanti altri motivi. Motivi che avevano una propensione (propulsione) maggiore a Abu Dhabi piuttosto che a Dubai proprio per le premesse politiche della città capitale degli interi EAU. Non a caso posso affermare che una Moschea come quella di Zayed è nata ad Abu Dhabi e non a Dubai o in Arabia Saudita o in altri luoghi, proprio perché ad Abu Dhabi c’è e negli altri luoghi no. Afferamazione disarmante per quanto banale, ma d’altronde così è. Edc è qua che volevo arrivare. La Moschea di Zayed riassume in sé (a mio avviso) queste premesse che hanno portato Abu Dhabi ad aprirsi a questo tipo di turismo d’arte con maggior convinzione rispetto a qualsivoglia paese non solo della sua area ma dell’intero mondo islamico. Questa Moschea ha delle peculiarità fisiche-estetiche calzanti per fungere da premessa allo sviluppo del turismo artistico in Abu Dhabi. La sua apertura anche a turisti (!!) e non solo a fedeli (a parte il giorno del…) è un’altro fatto tutt’altro che scontato per il mondo islamico. Ritengo che il motivo di base della diversità tra l’indirizzo turistico intrapreso da Dubai ed Abu Dhabi risiede proprio su delle premesse che si sono concretizzate nella grandiosa moschea di Zayed.

Foto di dbenthien da Pixabay

Una moschea recentissima. La sua costruzione è stata avviata nel 1996 e l’apertura è di una quindicina di anni fa. La prima cerimonia tenutasi in questa moschea è stato infatti il funerale dello Sceicco Zayed (da cui prende il nome la moschea), il cui corpo è stato sepolto qui.

Foto di Nici Keil da Pixabay

La moschea è una vera e propria opera d’arte architettonica. È una delle moschee più grandi al mondo, capace di ospitare 40.000 fedeli. È dotata di 80 cupole, circa 1.000 colonne. Gli interni presentano lampadari placcati d’oro a 24 carati che poco hanno a che fare con la funzionalità ma che rimangono in quel tema tanto caro agli EAU. Il lusso. Presenta anche il tappeto annodato a mano più grande del mondo. Il quale tra parentesi è di derivazione iraniana (o persiana, per dargli un nome storico), cosa che da quelle parti non è una banalità. In proposito si vedano i continui venti di guerra tra Teheran e Arabia Saudita (https://www.lastampa.it/esteri/2019/09/15/news/attacco-in-arabia-saudita-l-iran-siamo-pronti-alla-guerra-1.37466523 ). In genere questi venti di guerra non si sono mai completamente sopiti tra mondo islamico sunnita e mondo islamico sciita, una situazione che lacera il medio oriente potremmo dire da sempre. Basta anche vedere lo scacchiere delle alleanze causa e conseguenza dell’ISIS.

Ma gli elementi atti a stupire non sono finiti qua. La sala di preghiera principale è dominata da uno dei più grandi lampadari a bracci del mondo: 10 metri di diametro, 15 metri di altezza e oltre 9 tonnellate di peso. Vasche d’acqua riflettenti circondano la moschea, amplificandone la bellezza. I suggestivi colori bianco e oro scintillano sotto il sole, mentre durante la notte sono sostituiti da un sistema di illuminazione unico nel suo genere, che rispecchia le fasi lunari.

Photo by Nizam Abdul Latheef from Pexels

A differenza di altre moschee di Abu Dhabi, e in genere a differenza della maggior parte delle moschee del mondo, la Gran Moschea dello Sceicco Zayed è aperta ai visitatori tutti i giorni tranne il venerdì mattina, quando l’ingresso è consentito solo ai fedeli. Questa particolarità ci fa notare come sia una moschea creata e costruita per includere tutti, per essere vista da tutti e non per raccogliere l’ecumene islamico. Qua vi è la vera novità. Non una novità a livello mondiale, ma una rarità sì. Le moschee si stanno aprendo in questi anni anche a chi non è islamico. Ciò avviene lentamente come per ogni questione rilevante e sensibile. Ma questa mosceha è stata fatta per essere ammirata e quindi per essere “aperta”. Questo elemento è fondamentale e si cala in maniera propria ad Abu Dhabi e nella sua voglia di turismo ed in particolar modo di un turismo quindi legato alle opere d’arte da ammirare. L’arte è sacra per definizione. 

Potrei parlarvi a lungo di questa moschea prendendo informazioni da più siti o da più bibliografia ma per semplicità vi rimando a questo blog (link a seguire) che a mio parere vi descrive bene questa moschea, di certo meglio di come continuerei a fare io: https://www.helenonherholidays.com/sheikh-zayed-grand-mosque-day-trip-dubai/ . Io qua mi limito a mostrarvi solo alcune altre immagini

Author
FritzDaCat
Sheikh Zayed Grand Mosque Minaret U A E Abu Dhabi
mohamad atif mohamad nadzir/Flickr (?? controllare)

Sono partito da questa moschea per descrivervi l’ “aria” di Abu Dhabi e le sue conseguenti politiche turistiche (con gli ingenti investimenti per svilupparle) proprio perché da come questa moschea è stata concepita (l’estetica, la particolare apertura a tutti e non solo ad islamici) si può partire per capire come Abu Dhabi fosse terreno fertile per sviluppare una politica turistica basata non solo e soltanto sull’esperienza del lusso e dello shopping (base di partenza delle politiche turistiche del vicino emirato di Dubai) ma fosse pronta e idonea anche per altri tipi di “esperienze”. Esperienze forse più vicine alla cultura occidentale che a quella mediorientale araba. Ed è per questo che Abu Dhabi più che per i grattacieli eccentrici o per gli hotel particolari e lussuosi (che pur ci sono come abbiamo visto) è famosa per la sua offerta sotto il profilo culturale-artistico. È qua infatti che si sono costruiti e si stanno costruendo forse i più importanti nuovi musei d’arte a livello planetario. Musei che richiamano (e a caro prezzo) il nome di musei già universalmente famosi che non hanno bisogna di nessuna presentazione. Ora quei musei sono anche ad Abu Dhabi.

Incominciamo con un museo che prenderà il nome di Museo Guggenheim di Abu Dhabi. Con il nome Museo Guggenheim si indicano alcuni musei sparsi in varie località del mondo che afferiscono alla Fondazione Solomon R. Guggenheim. Abbiamo già parlato del primo di questi musei aperto proprio a New York. Attualmente gli altri musei sono:
Museo Guggenheim – museo di arte moderna e arte contemporanea di New York, fondato nel 1937
Peggy Guggenheim Collection – museo sul Canal Grande a Venezia
Guggenheim Museum – museo di arte contemporanea di Bilbao, inaugurato nel 1997.

Altri musei Guggenheim che sono stati in auge in passato erano localizzati a: Deutsche Guggenheim – museo di Berlino, aperto dal 1997 al 2013; Guggenheim Hermitage Museum – museo di Las Vegas, aperto dal 2001 al 2008. Poi per dir la verità erano stati preventivati altri musei legati a questa fondazione, ma per un motivo o per un altro non hanno visto la luce. Questi sono (almeno per quanto ne so): il Guggenheim Museum – progetto di museo di Guadalajara, annullato nel 2009;
Guggenheim Hermitage Museum – progetto di museo di Vilnius, annullato nel 2010

Il Museo Guggenheim – museo di Abu Dhabi all’opposto di questi ultimi vedrà quasi certamente la luce. Anche se va detto che l’ennesimo “posticipo” della sua apertura, prevista per 2017, non è che rassicuri particolarmente. Ma sembra che il “rallentamento” era dovuto solo a superabili motivi finanziari (erano stati annullati dei contratti con alcuni fornitori di materiali atti alla costruzione del museo). Ciò è supportato anche dal fatto che Abu Dhabi ha annunciato l’apertura del museo per il 2022. Un’apertura che promette di stupire. Di sicuro non sarà da meno degli altri musei della stessa fondazione. Ve ne parla questo articolo dello scorso 29/04/2019: https://www.repubblica.it/viaggi/2019/04/29/news/abu_dhabi_nuovo_guggenheim_firma_gehry_come_a_bilbao-225088087/

Sarà il terzo museo di grandi proporzioni ad aprire nella capitale degli EAU, assieme al Louvre di Nouvel (già aperto) e al Zayed National, di Foster. Quest’ultimo atteso per il 2020. Questi musei seguono la tendenza moderna, forse inaugurata proprio dal primo Guggenheim Museum, ovvero quella di far sì che anche la struttura del museo atta a contenere le opere d’arte, sia di per sé stessa un’opera da ammirare. È per questo che gli architetti chiamati a realizzare tali edifici rientrano nell’ambito di quelli definiti come “archistar”. Nell’ambito dei musei Guggenheim fa eccezione solo quello di Venezia che per forza di cose non poteva contrastare con l’ambiente circostante per ovvi motivi di vincoli paesaggistici e urbani -siamo a Venezia ….

Certo che il museo Guggenheim di Abu Dhabi ha tutte le pretese (e la voglia) di diventare in breve tempo un punto di riferimento mondiale per l’arte. Bastano le parole del direttore di tale museo, Thomas Krens, a rendere esplicita questa volontà. Egli afferma infatti che il medio oriente è una delle più importanti regioni emergenti al mondo in termini di cultura contemporanea. Cosa che di conseguenza fa da buon “fertilizzante” per rendere queste terre atte alla creazione di queste nuove mete per il turismo culturale d’arte. Certo dal direttore di questo futuro museo non ci si aspetterebbe ovviamente affermazioni opposte a quelle riportate. Non può di certo sparare a zero contro il museo che andrà a dirigere o contro il territorio che l’accoglierà o addirittura contro i suoi finanziatori. Però è ovvio che designare il medio oriente come terra predisposta all’arte contemporanea, almeno fino a qualche decennio fa sarebbe stata consiuderata affermazione quantomeno audace. Forse anche soltanto un decennio fa avrebbe suonato come un qualcosa di improbabile se non impossibile. Ciò è indice delle profonde e veloci trasformazioni culturali che stanno avvenendo in questa area.

Ad ogni modo il museo è stato annunciato al mondo nel 2006, quando Abu Dhabi rese noto il contratto stipulato con la Solomon R. Guggenheim Foundation di New York, per la costruzione della più grande struttura di gravitante intorno a questa Fondazione . 30.000 m² (di cui circa 12.000 espositivi) di museo su un’isola al largo della città di Abu Dhabi. L’isola è la Saadiyat Island, la quale sarà il perno su cui si ergerà la volontà di Abu Dhabi di diventare una delle mete privilegiate a livello mondiale per il turismo legato all’arte. Il museo sarà di proprietà della Abu Dhabi’s Tourism Development & Investment Company, cosa che la dice di gran lunga sull’obiettivo di questo museo (il fine turistico prima di tutto), mentre la Fondazione Solomon R. Guggenheim costruirà e dirigerà il suo programma. Sembra che il museo esibirà, oltre alle opere di arte contemporanea, i maggiori capolavori provenienti dalle collezioni della Fondazione Guggenheim. E sembra che tutti queste opere esposte nel museo dovrebbero rispettare la cultura di Abu Dhabi e il patrimonio nazionale e islamico. Questo perché avrebbe come obiettivo lo scambio culturale, e non il confronto tra le culture. Il confronto lo vedremo su un grandioso museo che è già stato aperto ad Abu Dhabi (!!): il Louvre di Abu Dhabi (!!). Ma su quali saranno le opere esposte al Guggenheim ancora non si può dire molto per il semplice motivo che la collezione è ancora in fase di raccolta

Di questo museo Guggenheim di Abu Dhabi non abbiamo immagini se non dei rendering. Ad ogni modo dopo tutte queste “chiacchiere” non volevo lasciarvi senza nessuna immagine, quindi vi mostro come dovrebbe presentarsi questo museo ad un qualsivoglia visitatore (magari voi) nel 2022:

By Source, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=19439708

In verità ci sono anche altri rendering un pochino più precisi a riguardo, ma non so se per motivi di copyright posso pubblicarli anche io. Quindi onde evitare beghe vi lascio questo rendering e la possibilità di usare tutta l’immaginazione che potete … La struttura dovrebbe stare a metà strada tra i gusti di un’amante dell’arte cubista e quelli legati alla deformazione professionale di un idraulico. Senza sminuire nessuno dei due ovviamente. Magari guardatevi quell’articolo che vi avevo linkato precedentemente, là vi sono anche una serie di immagini (sempre però dei render). Loro sicuramente non avranno problemi di cpyright.

Ad ogni modo questo museo si propspetta come uno di quelli che diventerrà tra i principali al mondo. Sia per il valore complessivo delle opere esposte sia per numero di visitatori. Ma non solo. Il Museo come si diceva farà parte di un complesso più grande. Ed è qua che risiede la vera ambizione di Abu Dhabi. L’obiettivo di Abu Dhabi è querllo di costituirsi come una futura e importante destinazione culturale. A livello mondiale il nome di Abu Dhabi dovrà far rima con quello di arte. Ed è per questo che l’isola Saadiyat Island dove sorgerà questo museo diventerà un vero e proprio distretto legato e dedicato esclusivamente all’arte. L’isola di Saadiyat Island sarà la nuova Mecca dell’arte. Almeno stando alle intenzioni delle autorità emiratine. Queste intenzioni non sono velleità regalate al vento. Alcuni musei sono già stati aperti (tra cui quello impressionante di cui parleremo fra breve), altri sono in procinto di esserlo. Quali? Non dovete conoscerli tutti, ve li elenco al sol fine di mettere in rilievo l’immane sforzo che Abu Dhabi sta facendo a riguardo. Il Centro Culturale Heydar Aliyev progettato dal gruppo di architetti inglesi Foster and Partners sotto la direzione di Norman Foster; il Louvre Abu Dhabi progettato da Jean Nouvel; vi sarà un centro di arti visive progettato da Zaha Hadid e un museo marittimo pensato da Tadao Ando e alcuni padiglioni d’arte. E gli eventi e le esposizioni non dovrebbero mancare.

L’ambizione di Abu Dhabi è notevole, come d’altronde lo sono i suoi mezzi finanziari e la sua volontà di perseguirla. La dimostrazione è questo museo …

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