L’immagine più famosa di New York è ovviamente la sua Downtown. Ovviamente è opinabile ma se si fa una ricerca in google digitando New York l’immagine della Downtown di Manhattan prevale su tutte le altre. Vediamola quind da qualche differente prospettiva visto che le foto di dominio pubblico e libere non mancano.
Tra le tante prospettive da cui questo centro nevralgico di New York è vista, non potevamo non partire da quella da Brooklyn, ed in particolar dal ponte di Brooklyn.
Ma prima di spendere due parole su questo ponte accenniamo al grattacielo più alto di new York, al grattacielo che attualmente plasma il profilo di downtown. L’attuale incontrastato dominatore dell’area, il recentissimo one World Center.
Il One World Trade Center, anche noto non ufficialmente come Freedom Tower (Torre della Libertà), è il sesto grattacielo più alto del mondo. È il principale del New World Trade Center di New York, in Lower Manhattan, sul sito delle precedenti Torri Gemelle, distrutte negli attentati dell’11 settembre 2001. L’altezza dell’edificio è di 1776 piedi, pari a 541 metri e 32 centimetri al pennone, mentre l’altezza fino al tetto è di 417 metri. Il numero 1776 non è casuale: è stato scelto poiché rappresenta l’anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. La costruzione del grattacielo è iniziata ufficialmente il 27 aprile 2006, con la posa della prima pietra, e si è poi conclusa il 30 giugno 2013, con la collocazione dell’antenna su progetto dell’architetto polacco naturalizzato statunitense Daniel Libeskind. oco distante è ubicato anche il National September 11 Memorial & Museum, una collezione di immagini, cimeli e reperti storici riguardo agli attentati dell’11 settembre 2001.
certo che per chi ha almeno la mia età (attualmente 43, non sono geloso di questi dati anagrafici eh, anzi è meglio averli per considerare la prospettiva di chi vi parla) l’immagine della downtown è ancora dominata nell’immaginario dalle torre gemelli.
Forse uno dei più grandi eventi della storia recente. Dopo quel fatto la crisi economica incipiente è emersa parallelamente all’instabilità mondiale. Un’instabilità che è in fondo perenne. Anzi forse tra tutti i periodi storici proprio il “commercio mondiale” imperante concorre a rendere il mondo più stabile; però diciamo che quella cavalcata verso il progresso continuo, senza intoppi e così chiaramente visibile a tutti coloro che hanno attraversato gli anni novanta e che già la intravedevano durante gli anni ’80 (almeno da una prospettiva occidentale) insomma questa cavalcata sicura e diritta verso il progresso e verso un mondo sempre più unitario ha subito un tracollo se non proprio uno shock. Al di là del eprché e del epr come, e ben tenendo presente che le cose difficilmente succedono a caso, almeno nel mondo degli uomini, quell’evento fu veramente l’inizio di un mondo diverso. Un po’ come l’inizio della prima guerra mondiale aveva sancito al fine della belle epoque (anche qua la cosiddetta globalizzazione la faceva da poadrona prima della prima guetrra mondiale). Ad ogni modo la storia ha un peso, e di sicuro l’ombra delle torri gemelle è ancora tangibile come solo un’ombra può essere sul profilo dell’attuale Manhattan
ma ritorniamo a parlare di un qualcosa che è tangibile come un ponte, e intangibile come un’idea persistentemente prensente. Il ponte di Brooklyn, intendendo il ponte che parte dal borough di Brooklyn e che approda a Manhattan. Si potrebbe dire anche il conbtrario ma è passato alla storia con questo nome e non come ponte di Manhattan. Non è l’unico ponte che collega Manhattan con con la terra ferma o con altre isole (tra cui Long Island) , ma è di granm lunga il più famoso.
La bellezza estetica e la fama diu questo ponte è anche decisamente collegata alla sua scenografia, al suo sfondo. Un ponte con dietro il profilo della Downtown di manhattan è già di per sé stesso attraente. Se poi ci mettiamo questo ponte il connubio diviene stupefacentemente rappresentativo del mondo umano del ‘900. per questo nonostante Manhattan abbia molto da offrire, il tempo per una bella passeggiata su questo ponte lo si deve pur trovare.
Il Ponte di Brooklyn (Brooklyn Bridge), è stato costruito tra il 1869 e il 1883 e collega Manhattan a Brooklyn e rappresenta una delle più belle attrazioni da visitare a New York.
E’ stato inaugurato il 24 maggio del 1883 e non c’è dubbio che è stato uno dei più grandi progetti di ingegneria del 19° secolo. Il Ponte di Brooklyn si estende sopra il fiume East River, tra Brooklyn e Manhattan ed è stato per molto tempo il ponte sospeso più grande del mondo.
Il Ponte di Brooklyn è possibile visitarlo per tutta la sua lunghezza a piedi, grazie alla passerella di legno che passa sopra le corsie riservate alle automobili. Da un’entrata all’altra sono circa 2,36 km, quindi si parla di una passeggiata andata e ritorno di oltre 5,5 km.
Oltre al famoso ponte diciamo che le attrazioni turistiche , intese come attrazioni vere e proprie, non risiedono in numero così elevato nella Down town, se si esclude il financial district. Quello che lo rende particolare sono i suoi quartieri, ognuno dotato in certo qual modo di una sua sfumata unità. Forse è più il richiamo storico della sua “unità” che rende in generale così appetibili questi quartieri. Di sicuro molti però cercano di dotarsi di una loro presente individualità. Vediamone alcuni.
GREENWICH VILLAGE is Downtown, as is the Lower East Side. Here the population is young, and night life can be fun. There are plenty of bars where you can listen to live music. The presence of a student population (the main campus of NYU, or New York University, is around UnionSquare) certainly helps.
In the 20th century, Greenwich Village was known as an artists’ haven, the Bohemian capital, the cradle of the modern LGBT movement, and the East Coast birthplace of both the Beat and ’60s counterculturemovements. Groenwijck, one of the Dutch names for the village (meaning “Green District”), was Anglicized to Greenwich.[5][a] Greenwich Village contains Washington Square Park, as well as two of New York’s private colleges, New York University (NYU) and the New School.[7][8]
Washington Square Park The park is an open space, dominated by the Washington Square Arch at the northern gateway to the park, with a tradition of celebrating nonconformity. The park’s fountain area has long been one of the city’s popular spots for residents and tourists. Most of the buildings surrounding the park now belong to New York University, but many have at one time served as homes and studios for artists. Some of the buildings have been built by NYU while others have been converted from their former uses into academic and residential buildings.
Christopher Street è il centro della comunità gay newyorchese. La zona è famosa per uno degli episodi più violenti dei Draft Riots (nel 1863 dall’11 al 16 luglio, ci furono i disordini di New York a seguito della legge sulla coscrizione approvata dal Congresso, ma soprattutto dal malcontento sociale anche per via della guerra civile in corso), in cui vennero linciati diversi membri della comunità afroamericana. Inoltre nel giugno del 1969 altri scontri scoppiarono nella comunità gay. D’altronde Se Chelsea è il quartiere gay per eccellenza di Manhattan, il centro da dove si diffusero i moti di protesta per i diritti LGBT è proprio questo. Esattamente a Stonewall Inn.
Stonewall Inn fu il bar da cui ebbero inizio le celebri rivolte del 1969, scelte come data simbolica dell’inizio del movimento LGBT militante, dopo la fase del “movimento omofilo”. Simbolo dei Moti di Stonewall è Sylvia Rivera, la donna transessuale che, si dice, per prima si ribellò alla polizia che tutte le sere faceva irruzione nel locale.
Il locale si trova al numero 53 di Christopher Street, tra la West 4th Street e Waverly Place, nel Greenwich Village, a New York.
Il locale originario aveva chiuso, rimpiazzato da un negozio di abbigliamento, ma l’interesse turistico per il luogo ha convinto a riaprirlo, ovviamente con lo stesso nome.
Ogni anno durante il Gay pride i partecipanti si ritrovano fuori dallo Stonewall Inn per commemorarne la storia.
Outside of the official business district, the Stonewall Inn, a gay bar on Christopher Street in Manhattan’s Greenwich Village. A 1969 police raid here led to the Stonewall riots, one of the most important events in the history of LGBT rights (and the history of the United States). This picture was taken on pride weekend in 2016, the day after President Obama announced the Stonewall National Monument, and less than two weeks after the Pulse nightclub shooting in Orlando.
Recentemente Dominick DeSimone, l’attuale proprietario dello Stonewall, ha aperto sulla 7th Avenue lo Stonewall Bistro.
Greenwich Village, also known as East and West Village is located between Houston and 14th Street. The neighborhood differs from many of its neighboring areas and although it is associated with celebrities and costly residences, the small curving streets, peculiar alleys, and historic town houses make it an extremely fascinating place. If you’re visiting New York and want to escape the fast pace of Times Square for a few hours, Greenwich Village is the perfect place to visit.
Sito perfetto per questo quartiere (da far evdere, costi degli appartamenti e “walk score” e “bike score”). Questo quartiere dà anche dei buoni parametri dei costi degli appartamenti di Manhattan (è a metà) vedere in proposito questi due siti fatti bene: https://www.cityrealty.com/nyc/flatiron-union-square ; https://www.walkscore.com/NY/New_York/Greenwich_Village
SOHO
Entriamo nei veri quartieri alla moda di New York a cominciare da Soho. Restando in tema anglofono diciamo pure “nei quartieri trendy”, così li facciamo anche più contenti. Soho a mio parere richiama molto della New York che può essere un compromesso tra la New York chge abbiamo in testa, la New York vetrina per i turisti, e la New York vera dei newyorkesi. La sua architettura ne è infatti una sintesi perfetta, anche se dic erto non è il solo quartiere di cui ne è piena.
SoHo è un quartiere nella zona sud-ovest di Manhattan e confina a nord con il Greenwich Village, a est con Little Italy, a sud con Tribeca e Chinatown e a ovest con il fiume Hudson.
Gli americani sono stati molto pratici nel dare i toponimi alle loro vie così come ai loro quartieri e, così, quando toccò a questo vivace quartiere nel cuore di Manhattan, non ebbero esitazioni a semplificarsi la vita, prendendo come riferimento Houston Street: SoHo, infatti, è l’abbreviazione di SOuth of HOuston.
Prima che da visitare, SoHo è un quartiere da assaporare: a SoHo newyorchesi e non, vip e gente comune si lasciano andare allo shopping più in e trendy della città.
Al calar del sole, il meritato ristoro dopo una giornata vissuta in nome della moda lo si trova in uno dei tanti locali raffinati che riempiono il quartiere.
SoHo sarà anche sinonimo di shopping e movida, ma non sottovalutatela, ha molto da offrire.
Cast Iron District: letteralmente quartiere della ghisa. E’ il soprannome con cui è anche nota SoHo per via del suo passato da distretto industriale, di cui oggi conserva le vestigia: gran parte di questi casermoni sono stati ingentiliti e abbelliti dando un aspetto così elegante ed esclusivo al quartiere da essere stato scelto da molte celebrità dello star system dove vivere.
Non passano inosservate le scale anti incendio che molti palazzi hanno sulla facciata: non farete fatica a rivivere scene cult di film che hanno dato celebrità a queste vie di fuga…
Fra gli edifici, spicca a livello storico il Singer Building (Foto sopra), costruito agli inizi del Novecento, dall’omonima azienda di macchine da cucire, mentre a Greene Street ci sono quelli soprannominati King e Queen. Trattasi di un edificio che si innesta perfettamente nelle architetture di questo quartiere, d’altronde ne è forse un tratto caratteristico da lumgo tempo. Sinceramente se non si considera il contesto non ne vedrei nessun tratto attraente. Ma d’altronde viene segnalato come edificio rilevante sotto il profilo storico non estetico. Le parole di solito hanno un peso.
Infine, per gli amanti dei murales e delle illusioni ottiche, all’incrocio con Prince Street c’è un famoso trompe l’oeil di Richard Haas.
Altre attrazioni dell’area sono:
Gallerie d’arte: sono molto, molto numerose e, del resto, non c’è da stupirsi, visto che, dopo il periodo industriale, SoHo è divenuta una meta privilegiata di artisti. Da segnalare che, dal 1992 al 2001, ha anche ospitato il The Guggenheim Museum SoHo, appartenente all’omonima fondazione di fama mondiale, con mostre temporanee di altissimo livello.
– Drawing Center (35 Wooster St.), unico centro espositivo negli States che si occupa esclusivamente di disegni, sia contemporanei che non, seguendo un approccio interdisciplinare. Fra gli artisti le cui opere sono esposte, Michelangelo, Turner e Duchamp.
– Franklin Bowles Gallery (431 W Broadway), galleria d’arte che ospita opere di Chagall, Matisse, Mirò, Rembrandt.
– New York Fire Museum (278 Spring St), museo sulla storia del corpo dei pompieri di New York, con ampio spazio alle loro eroiche gesta dell’11 settembre 2001.
– Children’s Museum of the Arts (103 Charlton St): museo delle arti pensato per i più piccoli, in cui più che guardare sono invitati a fare, creare… insomma a imparare!
– St. Patrick’s Old Cathedral (263 Mulberry St): chiesa cattolica che fino al 1879 ospitava la sede dell’arcidiocesi di New York (da allora la sede è nella “nuova” Cattedrale di San Patrizio). Dal 1977 fa parte del National Register of Historic Places ed è stata dichiarata basilica minore da Papa Benedetto XVI nel 2010.
TRIBECA
TRIBECA (da Wikipedia)
Il suo nome è l’abbreviazione di Triangle Below Canal Street, ovvero “triangolo sotto Canal Street”; il quartiere, infatti, ha forma triangolare ed è delimitato a nord da Canal Street.
In passato noto centro finanziario, caratterizzato dalla presenza di numerosi magazzini (in seguito trasformati e resi abitabili), il quartiere si è rinnovato ed è diventato area residenziale alla moda, nella quale hanno stabilito la loro residenza anche celebrità quali Julia Roberts, Mariah Carey, Beyoncé Knowles, Jay-Z, Harvey Keitel, Taylor Swift e Robert De Niro; quest’ultimo, in particolare, ha aperto da qualche anno il ristorante TriBeCa. Proprietario di casa a TriBeCa è anche il presentatore televisivo e comico David Letterman.
In seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 al World Trade Center il quartiere, vicino alla zona dell’evento, ha subito un’inevitabile perdita di vitalità. Per ridare vita e cultura al quartiere, nel 2002 Jane Rosenthal e Robert De Niro hanno fondato il TriBeCa Film Festival, divenuto in breve tempo uno dei festival cinematografici più interessanti e seguiti del mondo.
Tra i registi ( e attori) che ho scelto da mettere qua per pubblicizare questo importante evento cinematografcio non a caso ho messo Woody Allen perché è un regista che ha molto ambientato a New York i suoi lavori, non a caso visto che anche lui è un newyorkese doc. Il vero motivo però è che a me di solito piace molto. Anche questo film, che in italiano è stato tradotto con “basta che funzioni”. Ce ne sono innuemrevoli altri, segnalo “la rosa purpurea del cairo” e se ne volete vedere qualcuno ambientato a new York potete vedere XXX
TRIBECA
DOVE I VIP SONO DI CASA
TriBeCa è l’abbreviazione di “Triangle Below Canal Street”, vale a dire il triangolo sotto Canal Street. Questa infatti è la forma di uno dei quartieri più alla moda di New York. Non ci sono musei o particolari punti di interesse turistico da vedere a TriBeCa: il quartiere stesso è la vera attrazione. Un susseguirsi di negozi pittoreschi, caffetterie e pub incredibili, frequentati da gente curata e impeccabile. TriBeCa è un quartiere “VIP”. Molti personaggi famosi hanno preso dimora qui, primo fra tutti Robert DeNiro che ha scelto il quartiere come palcoscenico per uno dei più interessanti festival cinematografici al mondo: il TriBeCa Film Festival. Fondato solo nel 2002 in seguito all’attentato alle Torri Gemelle allo scopo di rivitalizzare la zona, è presto diventato un appuntamento imperdibile. Se avete la fortuna di essere a New York durante questo evento, potrete assistere a spettacoli, concerti e altri intrattenimenti che accompagnano il festival. Gustatevi i menu speciali proposti dai ristoranti della zona e con un pizzico di fortuna potreste incrociare una delle celebrità ospite dell’evento.
Il quartiere mantiene almeno esteriormente alcune parti della vecchia New York, dei palazzi a scheira con le note scale antincendio. Quello che notoriamente viene segnalato come la vecchia Tribeca.
Il quartiere mantiene un aspetto più raccolto, con pochi grattacieli e strade di ciottoli. Originariamente era una fattoria, è poi diventato un’area commerciale, e infine, tra gli anni 70 e 80, viene trasformato in quartiere residenziale. I vecchi loft industriali sono oggi sede di gallerie d’arte, ottimi ristoranti e ambite proprietà immobiliari dove ricavare esclusive abitazioni.
Una cosa particolare da vedere mentre passeggiate per TriBeCa è la caserma dei Ghostbusters, al 14 di North Moore Street, all’incrocio con Varick Street.
per render l’idea dei prezzi di questo quartiere così “in”, “cool” e sicuramente “trendy” vi do qualche paratro facilmente commestibile. Questi sono i loft in vendita (o venduti ma che comunque caratterizzano la vita di “quartiere” di Tribeca):
Ora questo loft era in vendita almeno fino al 24/Agosto 2018, e si trova dei prezzi oscillanti ma in genere intorno ai 43 milioni di $. Il punto è che di appartamenti, edifici particolarmente lussuosi e quindi particolarmente cari se ne trovano da ogni parte, ma a Tribeca questo genere di offerta è tutt’altro che rara.
Il Meatpacking District, conosciuto anche come Gansevoort Market, deve il suo nome agli stabilimenti di lavorazione della carne che, fino a non molti anni fa, affollavano questo quartiere, soprannominato la macelleria di New York.
Oggi, il Meatpacking District è il quartiere più trendy della città, con ristoranti alla moda e club esclusivi. Nonostante l’assalto dell’alta società, questo zona è ancora autentica come un tempo, grazie alla presenza ancora di alcuni venditori di carne all’ingrosso.
NOLITA iniziamo ad avvicinarci ai quartieri più storicamente noti della DownTown.
Nolita (“North of Little Italy”)
Here the population tends to consist of the young families of Wall Street professionals.
https://www.airbnb.it/locations/new-york/nolita
Nolita è decisamente trendy: difficile trovare qualcuno a cui non piaccia. I migliori designer aprono qui i loro negozi, i bar chic abbondano, le sue stradine strette e acciottolate sono deliziose. Eppure la gente che ci vive e la frequenta non è altezzosa e sofisticata come si può immaginare: per capirlo basta fare un giro per i suoi tanti café, dove oltre a un dignitoso espresso troverete facilmente anche qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.
LITTLE ITALY
Premettiamo che attualmente il quartiere di Little Italy di Manhattan non è altro che una pacchiana rappresentazione dell’Italia vista dall’America e ad uso e consumo turistico. Ciononostante se è attualmente fatto ad uso e consumo dei turisti che immancabilmente vogliono “un giro” all’interno del loro tour di New York sulla celeberrima Little Italy, un motivo ci sarà. Quindi questo giro “speculativo” facciamocelo anche noi.
Il quartiere italoamericano più famoso d’America era stato dichiarato morto dal censimento dell’aprile 2010, secondo cui, fra gli abitanti, non ce n’era più nessuno nato in Italia. Non vuol dire che non ci siano “italiani” a New York, tutt’altro, ma non ce ne sono a Little Italy. È d’altronde cambiato il tipo di migrante che dall’italia si spostava a New York, non più contadini analfabeti che cercavano lavoro come manovali e muratori (per la maggior parte – vedere la parte relativa ad Ellis Island), bensì gli attuali altmente specializzati studenti che si riversano negli USA proprio perché la loro alta e specifica preparazione è poco idonea a trovare soddisfazioni in Italia. È anche pur vero che la “verità” potrebbe essere diversa se non più sfumata. Ma la verità potrebbe anche essere benissimo un’altra. O meglio la verità potrebbe essere più sfaccettata. Si legga infatti quanto riportato da The New York Times sent its reporters to characterize the Little Italy/Mulberry neighborhood in May 1896:
They are laborers; toilers in all grades of manual work; they are artisans, they are junkman, and here, too, dwell the rag pickers. … There is a monster colony of Italians who might be termed the commercial or shop keeping community of the Latins. Here are all sorts of stores, pensions, groceries, fruit emporiums, tailors, shoemakers, wine merchants, importers, musical instrument makers. … There are notaries, lawyers, doctors, apothecaries, undertakers. … There are more bankers among the Italians than among any other foreigners except the Germans in the city. (Nota ITA)
Ad ogni modo i nuovi italiani che emigrano a New York (secondo le stime attualmente ce ne sarebbero ben più di mezzo milione, forse intorno ai 700.000) non vanno più a vivere nelle strette stradine del vecchio quartiere italiano di Manhattan, ma bensì in altri più consoni luoghi. Anche perché Manhattan è cara e Little Italy non fa nessunissima eccezzione. Così glki studenti più o meno agiati vanno a trovare da dormire altrove, spesso al di là di Manhattan, Staten Island e Queens su tutti. E a Little Italy quanti italiani sono rimasti? Intendendo epr italiani le persone nate in italia ma attualemnte là residenti. Zero. espresso in n umero re3nde anche meglio l’idea: 0.
In 2004, Tonelli (The New York Magazine) revisited the issue, saying, “Little Italy may always endure as an open-air theme park of nineteenth- and twentieth-century European immigration to the Lower East Side … But you’ll spend a long time in the neighborhood before you hear anyone speak Italian, and then the speaker will be a tourist from Milan.”[11] Nel 2000 ce n’erano ancora 44, mentre nel 1950 erano circa 5.000, ovvero la metà di tutti coloro che popolavano le strette strade fra Mulberry, Grand e Mott Street, ovvero il il vero nucleo dell’allora Little Italy. E gli anni ’50 non era nemmeno il periodo d’oro dell’emigraziona italiana a New York. Considerate che negli anni’30 nella sola East Harlem vi erano circa 100.000 italiani e tanti altri erano i quartieri densamente popolati da italiani. Ma la Littlem Italy per antonomasia è sempre rimasta quella della Downtown di manhattan. Il quartiere è stato eroso lentamente ma incessantemente dagli altri quartieri come SoHo, Nolita e Chinatown. L’incipiente estinzione ha portato il National Park Service a dichiarare nel 2010 il quartieri italiano insieme a quello cinese un unico distretto storico. Little Italy è scomparsa, come non hanno mancato di notare negli ultimi anni tutti i quotidiani e le riviste newyorkesi. Little Italy è quindi scompasrsa non solo per mancanza di “italiani” ma anche come spazio fisico. La Little Italy dell’immaginario collettivo non esiste più da un bel pezzo.
«Little Italy sta diventando sempre più piccola», scriveva il New York Times all’inizio del 2011. «Lo sconfinamento iniziato decenni fa – con Chinatown che si allargava a nord, SoHo che si espandeva da ovest e con altre aree che venivano elegantemente ribattezzate NoLiTa (North of Little Italy) e NoHo – sembra ormai completato. La Little Italy che una volta era il centro della vita degli italoamericani in città esiste per lo più come una memoria nostalgica o nelle menti dei turisti che ancora la considerano una tappa obbligatoria per i propri itinerari newyorkesi».
(New York Times 2011)
Se si vuole vedere una “Little Italy” vera e propria bisognerebbe rivolgersi a Boston, che tra l’altro avrebbe anche molto da offrire a turisti e non solo. Ma noi ovviamente qua parliamo della Little Italy più famosa al mondo, quella di Manhattan.
In realtà a New York di Little Italy ce ne sono un bel pò. In proposito trovo numeri discordanti sebbene tutti non lontani dalla decina. Forse attualmenet la maggior parte degli italiani si concentrano a Staten Island, che è ancxhe una zona dai prezzi più abbordabili (sempre all’intreno degli standard newyorkewsi) per chi viene dall’Italia. Ma è ovviamente il quartiere italo-americano di Manhattan che albeggia nell’immaginario collettivo. Il cinema, il veicolo di trasmissione culturale più importante dei giorni nostri, ce l’ha tramandata in mille modi diversa questo pezzo di selciato stretto tra grattacieli e panni stesi come in un normale quartiere di Napoli o di Palermo. Di “scugnizzi” e pizzaioli, di boxeur in cerca di riscatto e tagliagola per pochi spicci. Tra emigranti con il loro valigione in mano e abitanti che li accolgono con la coppola in mnao. Noi sappiamo già tutto ancor prima di recarci a Little Italy. E quel qualcosa ovviamente ce lo fanno vedere. Se il turismo è psicologia, New York insegna molto a come si sviluppa una destinazione turistica. Little Italy ci insegna come tali rappresentazioni siano molte volte pacchiane. Bisogna esserne investiti per comprenderne a pieno la potenziale “atrocità” di tali rappresentazioni. Ciononostante nel momento in cui esse sono non diventano più così false. E allora eccoci imemrsi con la fantasia in un contesto in cui pescivendoli, esattori di pizzo, uomini grassi con la battuta volgare in bocca ci riempiono queste strade di Little Italy. Chi meglio di qualche grande regista poteva tratteggiarcele? ne basterà citare uno solo, Sergio Leone e il suo “C’era una volta in America”. In quanto italiani ci sentiamo più investiti da quel che vediamo a Little Italy. Tra le tante descrizioni di turisti che ho letto questa frase forse ne carpisce la sintesi significativa della stragrande maggioranza dei commenti di italiani:
Little Italy non è altro che una delle attrazioni più fasulle e pacchiane che potreste trovare a New York. Di quelle che possono piacere solo agli americani. Qui tutto urla italianità come niente e nessuno farebbe mai in Italia. Dovunque ci si volti a guardare, dalle bandiere agli idranti, si nota un numero imprecisato di stemmi tricolore che neanche durante la vittoria ai Mondiali. (…) (G. D’angelo) (Nota 1.1)
Bé a parte l’ultima affermazione su cui ci sarebbe da ridire si veda immagine sotto, concordo pienamente su quello che dice. Ma è anche vero che come dicevo uno stereotipo a volte descrive molto meglio di una verità “oggettiva”, e se anche non lo fa sicuramenet lo farà.
Certo che qua a Little Italy tutto assume una dimensione semi-grottesca. Dalle pizzerie napoletane che come simbolo hanno il colosseo o Venezia, ai camerieri messicani che cercano di convincerti che qua c’è la vera pizza napoletana dal bordo sottile.
La Little Italy di Manhattan è la rappresentazione in scala reale dell’idea che gli americani hanno dell’Italia. Ed è in effetti quella che gli propiniamo noi nelle maggiori città turistiche come Roma, Firenze e Venezia, dove fanno brutta mostra di sé ristoranti con tricolore ostentato, nomi banali e menù adattati ai gusti dei turisti stranieri. Per cui non possiamo fargliene una colpa. Perché quella Little Italy l’hanno creata i nostri progenitori che, partiti per cercare fortuna, hanno capito bene che quest’ultima era da trovare proprio nella nostra cultura tanto ricercata e imitata. Da servire però secondo i gusti dei locali. Per cui un aggiusto qui, una contaminazione qua, tramandiamo le arti ai nostri figli che l’Italia l’avranno vista solo in cartolina, ed ecco come imbastardire l’immagine di un popolo. Forse un tempo la Little Italy di New York era davvero come la sognavo io, in quell’immagine patinata che i film avevano ricostruito nella mia mente.
D’altronde il patrono di questo quartiere è ancora San Gennaro e la ricorrenza non è solo festeggiata ma direi proprio osteggiata. Se quindi in Settembre capitate a New York non potete perdervi la festa di San Gennaro. Nata nel 1926 grazie agli immigrati napoletani, dura ben 11 giorni e ha luogo a Mulberry Street tra Houston e Canal. Insomma se certi stereotipi te li propongono è anche vero che certi stereotipi si sono attaccati al luogo.
A Little Italy si trova anche qualcosa che attira al di là del dato prettamente antropologico o socio-psicologico della rappresentazioen sociale, mi riferisco all’m Italian American Museum È uno dei pochi punti d’interesse rimasti davvero italiani. Il piccolo Italian American Museum racchiude importanti testimonianze degli immigrati italiani e racconta la loro storia attraverso lettere e fotografie risalenti ai primi anni del Novecento. Si trova all’angolo tra Mulberry Street e Grand Street e sta andando incontro a una ristrutturazione: entro il 2019 vedrà infatti ben quattro piani ricchi di mostre temporanee e permanenti e includerà un teatro per proiezioni di film e presentazioni.
L’ingresso ha un costo di 7$. E davvero piccolo ma al contrario della sua estensione è davvero grande come offerta culturale.
(CONTINUARE e rimandare anche all’articolo del corrieredellasera)
CHINA TOWN
Non meno pacchiana, ma forse un pò più vera se non altro per la tipologia dei residenti, è forse Chinatown (forse per il numero di abitanti cinesi questo quartiere ha mantenuto un qualcosa di più autentico e ciò va confermando quanto detto prima, ovevro che vediamo sempre autenticità sugli altri e difficilmente in noi eprché siamo consapevoli che di autentico come noi vorremmo intendere quetso termine non c’è mai effettivamente nulla). Non è antica come la Chinatown di San Francisco o come quelle in terra giapponese, ma la Chinatown di Manhattan – d’altronde non ha il vantaggio logistuico di San francisco sulla costa paificas – è sicuramente un quartiere vivo e vitale. Al contrario di <little <Italy che infatti è stato quasi dl tutto assorbito. Una vitalità che si concretizza con l’espansione del quartiere e con l’attivismo nell’accoglire, p’reparare e smistare i migranti provenienti dalla Cina.
Accanto a quest’animo commerciale e mangereccio, il quartiere di Chinatown di New York rivela anche il suo spirito più tradizionale.
A Columbus Park, l’oasi verde del quartiere, potrete osservare gli anziani del posto che giocano a xianggi, gli scacchi cinesi. Tanti poi i tempi buddisti del quartiere. Tra i più famosi trovate l’Eastern States Buddhist Temple a Mott Street e il Mahayana Buddhist Temple, che conserva all’interno un’enorme statua dorata del Buddha. Lo Huang Daxian Temple è invece uno dei pochi templi taoisti rimasti del quartiere. I tempi sono interessanti per una visita veloce, magari se non avete mai avuto il piacere di viaggiare in Asia, niente di trascendentale comunque. In tema religioso c’è anche la cosiddetta chiesa degli immigrati, The Church of the Transfiguration, in cui vengono celebrate messe in inglese, cantonese e mandarino.
Un periodo particolare in cui Chinatown è assolutamente da vedere è per i festeggiamenti del Capodanno Cinese, che animano il quartiere per diversi giorni, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio.
Chinatown è piena zeppa di negozietti e bancarelle che espongono la merce quasi in strada. Ci sono un sacco di cineserie e i classici souvenir più kitsch per turisti. Gli stessi gadget e chincaglierie varie da turista che vendono a Times Square li troverete qui a prezzi più contenuti: approfittatene se avete intenzione di comprarne
Il quartiere è caotico, tutti vanno di corsa o si affollano attorno alle bancherelle di merce contraffatta e di prodotti alimentari. Curiosate tra i banchi di frutta e verdura, carne e pesce situati lungo Mott Street! Verrete attratti da sapori orientali, ortaggi e cibi mai visti. I cinesi del posto danno proprio l’idea di vedere di buon occhio i turisti che fotografano le loro bancherelle, sarà che per loro è tutto normale e non capiscono cosa ci sia di strano. Molto particolari anche le erboristerie e i negozi che vendono strani unguenti miracolosi: se la cultura orientale vi affascina, una passeggiata a Chinatown è d’obbligo!
FINANCIAL DISTRICT
E concludiamo il giro della Downtown con la sua parte più celebre: iul Fianancial District.
The Financial District, also known as FiDi,is a neighborhood located at the southern tip of the borough of Manhattan, which comprises the offices and headquarters of many of the city’s major financial institutions, including the New York Stock Exchange and the Federal Reserve Bank of New York. Anchored on Wall Street in the Financial District, New York City has been called both the most financially powerful city and the leading financial center of the world,and the New York Stock Exchange is the world’s largest stock exchange by total market capitalization. Several other major exchanges have or had headquarters in the Financial District, including the New York Mercantile Exchange, NASDAQ, the New York Board of Trade, and the former American Stock Exchange.
The neighborhood roughly overlaps with the boundaries of the New Amsterdam settlement in the late 17th century. The former World Trade Center complex was located in the neighborhood until the September 11 attacks; the neighborhood includes the successor One World Trade Center.
WALL STREET
Federal Hall
Nel cuore del distretto si trova la Federal Hall, dove George Washington fu inaugurato quale primo Presidente degli Stati Uniti nel 1789. All’epoca New York era sia la capitale dell’omonimo stato, sia la capitale degli Stati Uniti.
New York. 26 Wall Street. Now the old Treasury Building but was built as a Customs House in 1842. On the site was the first US Congress Hall.
Federal Hall
Pochi luoghi hanno tanta importanza storica negli Stati Uniti come Federal Hall di New York. L’edificio fu costruito nel 1700 come prima sede del comune ed è qui che nel 1789 George Washington fu nominato Presidente degli Stati Uniti.
Federal Hall fu utilizzato come Campidoglio soltanto per un anno, dato che, quando Filadelfia divenne la capitale temporanea degli Stati Uniti, l’edificio divenne la sede dell’amministrazione comunale, fino alla sua demolizione nel 1812.
L’edificio
Anche se l’attuale edificio in stile classico non è l’originale ma soltanto una ricostruzione, dal 1939 è un monumento nazionale.
Il Federal Hall accoglie le collezioni di un piccolo museo sulla storia dell’edificio, con oggetti d’importanza storica, come la bibbia su cui Washington giurò quando assunse la presidenza. L’edificio consta di un piccolo centro d’informazione turistica.
Nell’entrata principale si trova una statua di George Washington.
Situato a pochi metri da Wall Street e con ingresso gratuito, non ci sono scuse per non visitare la Federal Hall, anche se soltanto per una breve toccata e fuga.
WALL STREET Wall Street, la via più famosa del Financial District, ospita il New York Stock Exchange, vale a dire la borsa americana. Il suo nome è dato dal muro eretto dagli olandesi nel 1653 per proteggere la zona dai nativi americani e dagli animali, smantellato in seguito dagli inglesi.
Wall Street è un’importante arteria viaria di New York. Situata nel quartiere di Manhattan, ospita la prima sede permanente della Borsa di New York (la New York Stock Exchange o NYSE). Rappresenta tuttora il centro del distretto finanziario di New York, tanto che con il termine Wall Street si indica, per metonimia, la sede della borsa valori statunitense.
Wall Street prende il suo nome dalle mura della città ormai da tempo smantellate.
New York Stock Exchange
La Borsa di New York (New York Stock Exchange, NYSE), soprannominata “Big Board“, è la più grande borsa valori del mondo per volume di scambi e la seconda per numero di società quotate. Il suo volume di azioni è stato superato dal NASDAQ negli anni 1990, ma la capitalizzazione totale delle aziende del NYSE è cinque volte quella del listino tecnologico concorrente.
La capitalizzazione totale del New York Stock Exchange è di 21 000 miliardi di dollari, di cui oltre 7 000 miliardi di aziende non americane. Nel 2005 era gestita da NYSE Group, una fusione con Archipelago Exchange. Qualche anno più tardi, nel 2007 NYSE Group completò la fusione con Euronext, formando NYSE Euronext, acquistato poi da IntercontinentalExchange nel 2012 che sono i proprietari di entrambe le borse valori tornate separate.
Le contrattazioni del New York Stock Exchange si trovano al numero 11 di Wall Street, sebbene la sede si trovi al 18 di Broad Street, tra gli angoli di Wall Street, ed Exchange Place, a New York. L’istituzione dello Stock Exchange di New York risale al 1817, anche se già da qualche anno i brokers si riunivano nel vicino bar Tontine. La borsa visse in periodo di floridezza lungo tutto l’Ottocento ad eccezione della crisi del 1869 causata dall’affarista Jay Gould. Il periodo più drammatico della borsa fu senza dubbio il crollo del 1929 seguito dal calo dei prezzi delle materie prime e dei titoli, che per qualche caratteristica si ripropose nel 1987, altro grande momento di panico e di cattiva gestione a causa di forti speculazioni. Organizzazione.
Presiede la Borsa di NY un Comitato direttivo composto da 25 membri, guidato da un presidente. Complessivamente sono 1375 i membri della Borsa, costituiti da persone fisiche. Gli operatori sono raggruppati in tre categorie: i brokers (“intermediari”), i dealers (“autonomi”), gli specialist (“specializzati”). Dal 1985 è stata aperta la filiale New York Futures Exchange (NYFE)
FINE
Siccome abbiamo finito questo lungo tour nella sola Manhattan vi propongo, se volete vederlo, un filmarto di un quarto d’ora per Manhattan. Vederla sotto forma di filmato forse aiuta a fissarla meglio. Anche qua, come abbiamo fatto noi, la trasmissione sarebbe su nerw York di new York ma poi puntualizza che si concentrerà solo su Manhattan. Come vi dicevo Manhattan non è New York, ma ne è comunque il cuore pulsante e decisamente la zona turisticamente più appetibile e ricca. Èin inglese ma è facilmente comprensibile, anzi meghlio così vi esercitate un pò
SITOGRAFIA
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Nota D2 Lower Manhattan skyline as seen from Governors Island in June 2017.
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